martedì 28 maggio 2013

LIBRI: FRANCISCO COLOANE – TERRA DEL FUOCO

Titolo: Terra del Fuoco

Autore: Francisco Coloane

Editore: TEA

Collana: Teadue

Prima edizione: 1956

Anno di Pubblicazione: 2003

Pagine: 176

Prezzo: euro 9,00
 
C’è un uomo grande e amabile, laggiù, nelle terre alla fine del mondo”.
Quell’uomo è Francisco Coloane, secondo la devota presentazione che di lui fa il connazionale e collega Luis Sepulveda, nella sua sentita prefazione. Sepulveda aveva incontrato più volte questo “adolescente dalla barba bianca”, una delle quali è descritta in Patagonia Express (per cui vedi qui). Coloane ha ispirato una moltitudine di scrittori sudamericani e non solo (tra cui Chatwin), e viene giustamente accostato a grandi scrittori di narrativa e di avventura quali Jack London, Joseph Conrad o Herman Melville.
Per Sepulveda, Coloane rappresenta “Lo scrittore che più di ogni altro è riuscito a spalancare le porte su un mondo sconosciuto”, la Patagonia e la Terra del Fuoco, due lande dove regna incontrastata la natura, che l’uomo può limitarsi ad osservare e, come nel caso di Coloane, descrivere.
Ma Patagonia e Terra del Fuoco non sono solo due mondi geografici. Sono due territori che temprano l’uomo a loro immagine e somiglianza. E anche tali uomini sono meritevoli di essere descritti e raccontati:
Nei miei racconti e nei miei romanzi, ho voluto esprimere l’anima dell’uomo cileno, soprattutto quello di Chiloé o della regione magellanea, confinato tra i mari, i golfi, le cordigliere frastagliate e i ghiacciai millenari del Sud, circondato dall’oceano più burrascoso del pianeta. In questo scenario grandioso vive un uomo debole quanto una brezza, e nello stesso tempo forte come il vento dell’Est”.
Francisco Coloane nacque nell’isola di Chiloè, che della Patagonia non fa parte (per alcuni cenni geografici vedi qui), ma che con essa condivide molte caratteristiche, non solo geografiche. Nella sua giovinezza viaggiò a lungo, imbarcato come marinaio, in giro per le estancias come peon.
Viaggiò per necessità e non per diletto, ma questo suo continuo viaggiare contribuì alla sua formazione e a farlo innamorare di quelle splendide terre.
Le terre patagoniche e fuegine sono il filo conduttore dei racconti che compongono questa raccolta.
Il titolo “Terra del Fuoco” riprende quello di uno di questi racconti, il primo, in cui Coloane narra le vicende di solitari cercatori d'oro, i cui rapporti sono segnati dalla diffidenza. Quella dei cercatori d’oro in Terra del Fuoco è una pagina di storia che inizia nel tardo Ottocento e prosegue nel primo Novecento. Una caccia all’oro simile a quella del far-west americano, ma non altrettanto fortunata: pochi si sono arricchiti con tale attività e molti sono quelli rimasti delusi, inseguendo miraggi. Circostanze che hanno portato alla coltivazione di rapporti umani segnati dal sospetto.
Lo scrittore cileno rende magnificamente le emozioni dei suoi personaggi in un contesto in cui fortemente protagonista è il territorio.
Ma i racconti non sono ambientati solo nella celebre isola a sud dello Stretto di Magellano. Molti di essi si collocano in altre regioni della Patagonia, come quello che narra di un’esperienza mistica nella Cueva del Milodon, celebrata da Chatwin in In Patagonia (per cui vedi qui). Una grotta “coperta di stalattiti, come se l’intera caverna lacrimasse in un perpetuo e notturno pianto millenario”.
C’è spazio anche per toccanti storie di eroismo, all’epoca delle rivolte sociali dopo la Grande Guerra, in “Come morì il chiloese Otey”.
Non sono solo i cercatori d’oro quelli che si tradiscono per soldi, ma anche semplici marinai, la cui routinaria realtà Coloane conosce bene per averla vissuta per lungo tempo nella sua adolescenza, e che, anche grazie a tale esperienza, espone in modo impeccabile.
Da Puerto Montt a Puerto Eden: una rotta leggendaria tra i fiordi cileni, verso un posto dimenticato da Dio. Protagonista stavolta un innocente agnellino, guardato inizialmente con occhi famelici dai marinai per poi divenire mascotte della nave.
Gli uomini descritti da Coloane, gli uomini della Patagonia, sono pregni di dignità. I loro valori sono totalmente capovolti rispetto agli uomini di città:
Che me ne faccio dei soldi su quest’isola? Non posso certo mangiarmeli; una pecora, invece, può sfamare tutta la mia famiglia, in caso di necessità”.
Uomini segnati dal territorio e che spesso si rifugiano nel mutismo per fuggire mentalmente da una realtà troppo difficile. Come nel racconto ambientato nell’isola di Navarino, a sud di Ushuaia, l’ultimo lembo di terra abitata prima dell’Antartide, che ha come protagonista un “uomo indecifrabile, immerso nel suo silenzio come un iceberg che mostrava solo la settima parte delle sue dimensioni reali, rugoso e pietrificato come la natura che lo circondava”. Una similitudine splendida, quella dell’uomo-iceberg, con cui Coloane ci ricorda ancora una volta come la natura forgia lo spirito dell’uomo fino a farlo diventare parte di sé.
Una raccolta di racconti di singolare bellezza e l’ultimo di essi, quello sul costruttore del faro, né è un esempio formidabile.
Racconti da gustare in silenzio, con grande concentrazione, per immedesimarsi appieno.
Quelli di Coloane sono racconti che si immergono a fondo nella psiche di uomini temprati dal vento e dall’isolamento di quei posti solitariamente meravigliosi.

Nessun commento: