venerdì 3 maggio 2013

LIBRI: LUIS SEPULVEDA – PATAGONIA EXPRESS

Titolo: Patagonia Express

Autore: Luis Sepulveda

Editore: Guanda

Collana: Le Fenici tascabili

Prima edizione: 1995

Anno di Pubblicazione: 1999

Pagine: 128

Prezzo: euro 7,50

"Il sole tramonta a ovest, si inabissa nel Pacifico, e i suoi ultimi riflessi proiettano sulla candida pampa l'ombra del Patagonia Express che si allontana in senso contrario, verso l'Atlantico, là dove iniziano i giorni".

Il Patagonia Express (da non confondere con l'Old Patagonian Express, il Viejo Expreso Patagonico di Esquel, noto anche come "la Trochita" e reso noto dall’omonimo romanzo di Paul Theroux) è il treno più australe del mondo. Viaggia dalla città mineraria di Rio Turbio, sul confine andino con il Cile, a Rio Gallegos, sull'Atlantico.

Quella sul Patagonia Express è una delle tappe del lungo viaggio che Sepulveda intraprende nel sud America. Un viaggio progettato in un caffè di Barcellona con Bruce Chatwin, quando quest'ultimo era già diventato celebre per il suo diario del viaggio compiuto "In Patagonia".

- Quando partiamo, cileno?
- Non appena me lo permettono, inglese!

Sepulveda, esiliato dal Cile a seguito del colpo di Stato di Pinochet, ottenne il permesso per ritornare in patria soltanto nel 1989, quando ormai Chatwin "aveva già intrapreso un viaggio inevitabile, un lungo viaggio attraverso montagne e mari infiniti".
Il cileno si trovò così a viaggiare da solo, con lo spirito dell'inglese "nascosto fra le pagine della moleskine", il mitico taccuino che Chatwin gli aveva fatto conoscere e che gli aveva regalato proprio per poter catturare tutte le impressioni e sensazioni di quel viaggio. Un taccuino che non veniva più prodotto ma del quale Chatwin si era premurato di acquistare tutte le copie ancora disponibili presso l'unica cartoleria che le vendeva, a Parigi, in rue de l'Ancienne Comedie.

Patagonia Express” si apre dunque con l’incontro con Chatwin e si chiude con la visita ad un altro grande scrittore di Patagonia: “il gigante” Francisco Coloane.

"Una voce annuncia che salperemo tra pochi minuti, e questo può significare pochi minuti o poche ore. Si sa, le ore sono composte da minuti".

Il viaggio di Sepulveda parte dall’isola di Chiloè, che ancora Patagonia non è, ma da dove salpano diverse navi laggiù dirette. Durante la lunga navigazione tra i fiordi cileni, l’autore ci racconta, con la sua prosa scorrevole e rassicurante, storie locali bellissime, straordinariamente semplici nella loro semplice straordinarietà.

Dalle storie di gauchos che castrano agnelli con i denti, e che si dilettano in un “campionato di bugie”, a quella di un bambino che muore di tristezza.
Dal prof-coraggio che sfida il regime, alle avventure di Carlos l’aviatore.

Filo conduttore, la Patagonia: "una regione così vasta e colma di avventure che non può essere toccata dalla meschina frontiera che separa la vita dalla morte".
Come per la toccante storia dello scienziato con un passato nelle milizie alleate di Hitler, ambientata a Rio Mayo, un posto dove scendendo dal pullman si viene investiti dalla polvere e dal bombardamento sonoro degli altoparlanti posti agli angoli delle strade, antico retaggio della dittatura, che nessuno, a distanza di anni, ha osato rimuovere.

Patagonia, ma non solo. Alcuni racconti (“appunti” come li chiama l’autore) sono ambientati in Amazzonia o altre zone del Sudamerica. Il titolo tradotto in italiano (e in inglese) è in ciò un po’ fuorviante, riferendosi a un singolo episodio. Ma il poetico titolo originale era forse non così facilmente traducibile: “Al andar se hace el camino, se hace el camino al andar”.

Un libro che si innesta nel filone di diari di viaggio alla Chatwin e che con il capolavoro chatwiniano trova il naturale metro di paragone. Non solo per l’ambientazione, ma anche per la scelta di alcuni argomenti di cui l’inglese aveva abbondantemente trattato (Butch Cassidy e Sundance Kid, le rivolte del 1921…).
Eppure quello di Sepulveda, seppure a tratti possa apparire un doppione di “In Patagonia” (ed essendo in ciò svantaggiato dalla posteriorità), manifesta una propria naturale originalità.

Certo, “In Patagonia” è a suo modo pionieristico e in quanto tale unico.
Patagonia Express” è meno enciclopedico, più emotivo, ed in generale da l’impressione di essere più “patagonico”, forse più genuino.
Come Chatwin, più di Chatwin. Forse.

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